di Stefano Maullu*

Dopo il vergognoso caso della Embraco, il problema della concorrenza sleale basata sulla delocalizzazione è tornato a riproporsi con prepotenza anche nel settore degli autotrasporti, un comparto che sta letteralmente soffocando grazie all’aggressività e ai comportamenti scorretti di chi adotta la strategia del dumping. Grazie alla delocalizzazione operata da alcune imprese italiane, infatti, il mercato nazionale degli autotrasporti è costretto a misurarsi con forme di concorrenza agguerrite ed estremamente aggressive, spesso sleali e basate sull’utilizzo scorretto di alcuni finanziamenti europei, sfruttati meschinamente per poter offrire condizioni migliori agli offerenti stranieri.

L’autotrasporto italiano penalizzato

I numeri parlano chiaro: di fronte a un aumento vertiginoso delle quote di volume merci trasportate in Italia da operatori non residenti nel nostro Paese – passate dalle 4.876 tonnellate del 2007 alle 7.997 del 2016 – le imprese artigiane italiane dell’autotrasporto, anche a causa dei costi d’esercizio più alti d’Europa, sono diminuite di ben 25mila unità in soli otto anni. Anche le differenze tra i salari percepiti dagli autotrasportatori sono abbastanza evidenti: in Italia lo stipendio lordo annuale di un autista è di circa 51.219 euro, mentre nei Paesi dell’Est – le mete preferite per chi delocalizza – i salari sono nettamente inferiori (24.034 euro in Slovenia, 21.784 euro in Slovacchia e addirittura 17.868 in Romania). Piuttosto indicativa, da questo punto di vista, la palese riduzione della quantità di merce trasportata all’estero da imprese italiane, passata dai 14.996 milioni di tonnellate del 2016 ai 6.758 milioni del 2010.

Occorre muoversi subito

Se non si adotteranno subito delle misure che fermino la concorrenza sleale, le imprese italiane continueranno a chiudere, e spariranno per sempre. Tutto questo, inoltre, rispetto a Paesi che prendono fior di miliardi in finanziamenti europei. Da questo punto di vista, credo che la campagna #stopdumping promossa dal CNA rappresenti un’iniziativa perfetta per spostare la questione su un piano più elevato, sottoponendola direttamente all’Europa. Per questo ho deciso di aderire alla campagna e di presentare un’interrogazione alla Commissione Ue, per cercare di ottenere dei chiarimenti sull’effettiva destinazione dei finanziamenti europei di cui hanno beneficiato alcune nazioni, ma anche per chiedere che vengano applicate sin da subito misure concrete per riequilibrare il mercato, per eliminare la concorrenza sleale e per potenziare i sistemi sanzionatori nei confronti di chi infrange le regole. Tutto ciò danneggia in maniera incommensurabile le imprese nazionali, le economie dei singoli Stati membri, per cui dall’Europa ci aspettiamo risposte rapide e una soluzione definitiva, soddisfacente. A mio avviso, i Paesi che sfruttano l’Europa senza dare in cambio nulla devono essere puniti severamente, con immediatezza, perché la loro aggressività potrebbe avere ripercussioni disastrose sull’equilibrio dell’intero mercato comunitario. Un’Europa priva di una leale competitività tra le proprie economie interne, infatti, è destinata a fallire.

*Eurodeputato