Manufacturing 4.0 e industria automotive: nuovi paradigmi per il lavoro.

La quarta rivoluzione industriale è destinata ad avere effetti economici di rilievo in Italia, ma soprattutto forti ricadute sui ruoli lavorativi. Si apre la sfida per inserire giovani digitali in team con tecnici e operai esperti. Il nuovo paradigma produttivo rende possibile la comunicazione tra uomini, tra macchine e uomo-macchina, in un processo che diviene più efficiente, veloce ed è destinato ad accorciare il time-to-market.

Quando si indaga sui cambiamenti che comporta la “industria 4.0” l’attenzione si focalizza preferibilmente sulla rilevanza economica che deriva dalla digitalizzazione nei processi produttivi, o sull’impatto tecnologico, tra prodotti smart e novità hi-tech.

"I cambiamenti necessari nel mondo del lavoro, nel quale si stanno gradualmente introducendo elementi destinati a modificare profondamente i processi produttivi, restano ancora poco indagati", sottolinea Pierluigi Bonora, giornalista e promotore di #FORUMAutoMotive al Motor Show in apertura della tavola rotonda “Automotive Manufacturing 4.0”.

Industria 4.0 mette a disposizione soluzioni tecnologiche che permettono di realizzare cambiamenti teorizzati e mai pienamente realizzati. La trasmutazione della informatica nel digitale è avviata: la produzione si integra non soltanto in verticale sul singolo processo, ma anche in orizzontale, tra processi. E, tra i settori più sensibili al cambiamento intrapreso, l’automotive diviene protagonista di una mutazione destinata a innovare processi produttivi e a modificare le competenze degli operatori coinvolti.

Il dibattito prende l’avvio dall’esempio applicativo collegato ai criteri innovativi ispiratori di Manufacturing 4.0 nella fase di rilancio del sito produttivo Fiat di Pomigliano d'Arco: primo caso di trattative che hanno avviato il cambiamento per i lavoratori coinvolti. L’adozione del sistema Ergo UAS, che abbina alla misurazione del tempo di lavoro anche la fatica del compito lavorativo, realizza un modello di “fabbrica ergonomica”, in una sorta di anteprima del modello industria 4.0. Come ricorda Paolo Rebaudengo (responsabile delle Relazioni industriali del Gruppo Fiat fino al 2013) "in precedenza, durante le contrattazioni sindacali, si utilizzava esclusivamente il parametro del tempo, facilmente misurabile. Con Ergo UAS, si prende in considerazione anche la fatica provocata da un certo tipo di attività in modo da prevedere, in intesa con il sindacato, decisioni più favorevoli al benessere dei lavoratori. Una innovazione tecnologica e culturale resa possibile grazie a un rinnovato atteggiamento di collaborazione instaurato con i sindacati che - ai tempi - hanno sottoscritto il contratto".

Roberta Roncone (segretario nazionale FIM – CISL) osserva come, nel caso della vertenza di Pomigliano, abbiano prevalso la volontà e la responsabilità di tenere aperta la fabbrica, cercando un compromesso ma guardando anche al futuro. "Sia le aziende sia i lavoratori - osserva - devono diventare esperti di futuro e i nuovi sistemi di rilevazione, come Ergo UAS, non sottraggono lavoro al sindacato, ma lo trasformano: sul sistema è in corso una collaborazione. Per esempio si possono introdurre miglioramenti per misurare anche la fatica cognitiva e per approfondire i feedback dei lavoratori coinvolti nei nuovi processi produttivi".

Josef Nierling (amministratore delegato di Porsche Consulting Srl) rileva che il concetto di Industria 4.0 deriva da un programma governativo iniziato in Germania nel 2011, rivolto alla collaborazione di forze politiche, imprenditoriali, sindacali e sociali per fare evolvere il settore manifatturiero. " E 4.0 - aggiunge - identifica la quarta rivoluzione industriale: alla innovazione dei mezzi di produzione si affianca una rivoluzione che coinvolge le persone protagoniste del processo. Le tecnologie 4.0 mirano a permettere alle persone di concentrarsi sulle strategie e sul valore aggiunto. E le strategie vedono le persone al centro".

Vito De Gaetano (Ict responsible VHIT - Robert Bosch Group) sostiene che sono necessari cambiamenti anche a livello di leadership. "Amministratori delegati e manager - precisa - devono spiegare come Industria 4.0 non sottragga lavoro, ma contribuisca a ridurre le mansioni più pesanti, ripetitive e alienanti, delegandole a macchine. Obiettivo conseguibile anche senza investimenti elevati, grazie alla utilizzazione di sistemi digitali che facilitano lo scambio di esperienze e informazioni: quasi fosse una “tecnologia sociale”, che rende il know-how non più appannaggio esclusivo degli ingegneri, ma anche degli operai".

Pietro Ottavis (chief operating officer Comau Robotics & Automation Products) nota che le tecnologie necessarie sono già di uso quotidiano, come Internet, ma debuttano anche sistemi più sofisticati come i robot collaborativi, dei quali Comau ha portato al Motor Show alcuni esempi. "Si tratta di robot diversi da quelli tradizionali - sottolinea - che sono utilizzati nelle fabbriche all’interno di gabbie metalliche in modo da proteggere gli operatori umani. Oggi, infatti, sono dotati di moltissimi sensori di tatto, di sfioramento e di visualizzazione spaziale laser: i nuovi robot collaborativi riescono a interagire in modo sicuro con chi li utilizza e si occupano delle mansioni ripetitive e più faticose".

"La interazione tra umani e robot non depaupera le persone di responsabilità e di apporto intellettuale, al contrario permette di concentrarsi proprio sulla creazione di maggiore valore", è la testimonianza di Pier Luigi del Viscovo (editorialista de il Giornale e del Sole 24 Ore) riguardo la visita di uno stabilimento come quello Fca a Pomigliano, "nel quale le tecnologie di questo tipo sono già molto diffuse, e dove i comportamenti dei lavoratori non ricordano affatto lo stereotipo di un operaio da catena di montaggio. In Italia, buona parte delle aziende manifatturiere si sono già attrezzate in ottica 4.0 e la sfida, oggi, è sul valore aggiunto raggiungibile e sulla centralità della persona nel processo".

La realizzazione di questo obiettivo comporta - come in modo concorde rilevano tutti gli esperti coinvolti nel dibattito promosso da #FORUMAutoMotive - abbinare alla introduzione delle tecnologie di Manufacturing 4.0 anche una attività di formazione dei lavoratori durante tutta la carriera lavorativa, in modo da permettere alle persone di essere sempre un passo avanti rispetto alle macchine, in una riduzione della complessità dei processi produttivi, per realizzare prodotti più personalizzati sulle esigenze dei singoli clienti.

Bonora sottolinea che la quarta rivoluzione industriale, la cosiddetta Industria 4.0, implica una digitalizzazione della produzione e una integrazione del manifatturiero con i servizi avanzati dell’ICT, basati su innovazione e sostenibilità come elementi essenziali. La mobilità a motore guarda avanti e progetta il futuro, non soltanto perché l’automezzo è un elemento imprescindibile della quotidianità, ma perché all’automotive e al suo mondo si collega una parte irrinunciabile di storia, di innovazione, di visione imprenditoriale e di creatività del Paese: patrimonio irrinunciabile che questo settore affida alle generazioni attuali e future e al quale #FORUMAutoMotive intende portare un contributo di approfondimento e di discussione.

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